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Lo specchio nello specchio. Un labirinto.

Micheal Ende 1984

Brani scelti.

“… – Il denaro può tutto! – urlò il predicatore. – Unisce gli uomini fra loro attraverso il reciproco dare e avere, può tramutare tutto in tutto, lo spirito in materia e la materia in spirito, fa delle pietre pane e crea valori dal nulla, si rigenera in eterno, è onnipotente, è la forma che si è dato Dio per scendere tra di noi, è Dio! Là dove tutti si arricchiscono in virtù di tutti, tutti saranno ricchi alla fine, e dove tutti diventeranno ricchi alle spese di tutti, nessuno pagherà le spese! Prodigio infinito! E quando voi domandate, cari fedeli, da dove venga tutta questa ricchezza, allora io vi dico: essa viene dal futuro profitto di sé stessa. Il suo futuro guadagno è ciò di cui ora noi già godiamo. Quanto più denaro è qui, tanto più alto sarà il profitto futuro; quanto più alto sarà il profitto futuro, tanto più è il denaro attuale. Così noi stessi siamo nostri creditori e nostri debitori per l’eternità, e rimettiamo a noi i nostri debiti, amen! -“

“… – Toglie la fertilità alla Terra. Nessun ventre partorirà più e tutti i semi moriranno. E quando tutto sarà divenuto sterile, sparirà anche la razza umana. Forse resterà un ultimo uomo, forse diventerà molto vecchio, magari sarà lui a scoprire finalmente il segreto dell’immortalità terrena. Sarà solo e invocherà la morte che però non verrà. E scriverà l’ultimo capitolo nel libro dell’umanità, che dirà così: Alla fine l’uomo distrusse il cielo e la terra. E la terra era desolata e vuota, ed era buio nell’abisso. E l’ultimo uomo gridò: Sia luce! Ma tutto rimase buio. Così una sera senza mattino divenne l’ultima notte -“

“… – Ho l’impressione, nonostante tutto -, dice con voce roca, – che tu conosca una storia sola, bambino mio, soltanto la storia del centesimo principe, colui che riesce a sciogliere l’enigma, ma non quella dei novantanove prima di lui, che vanno in rovina perché a loro non è andata bene. E quasi tutte le loro storie terminano qui, in questa strada. -“

“… – Ti hanno costretto? Dunque non eri abbastanza potente, se hanno potuto costringerti? –

Per prendere il potere -, rispose il dittatore, – ho dovuto strapparlo a quelli che lo avevano. E per mantenerlo ho dovuto servirmene contro coloro che volevano togliermelo. –

Il vecchio assentì.

E’ una vecchia storia. Si è ripetuta già mille volte. Ma nessuno ci crede. Per questo si ripeterà per altre mille volte ancora. –

Il dittatore si sentì di colpo stanchissimo, avrebbe voluto sedersi, ma il vecchio e i bambini continuarono a procedere e lui li seguì.

– E tu? – buttò fuori, quando fu nuovamente al suo fianco – che ne sai tu, del potere? Credi che sulla terra si potrebbe arrivare a qualcosa di grande senza di esso? –

– Io? – fece il vecchio col berretto da cuoco, – Io non so che cosa sia grande o piccolo. –

– Io volevo il potere per fare giustizia -, gridò il dittatore, e dalla ferita sulla sua fronte cominciò di nuovo a scorrere sangue, – ma per ottenerlo ho dovuto commettere delle ingiustizie. Tutti coloro che lo vogliono vi sono costretti. Volevo farla finita con la repressione, ma per questo ho dovuto gettare in carcere e liquidare coloro che intendevano impedirmelo. Sono dovuto diventare un oppressore. Per eliminare la violenza bisogna usare la violenza. Per sconfiggere la miseria bisogna provocare miseria. Per impedire la guerra bisogna fare guerre. Per salvare il mondo bisogna distruggerlo. Questa è la verità del potere! –

Ansimava. Aveva sbarrato di nuovo la strada al vecchio e alzato la pistola, pronto a sparare.

– E ciò nonostante ancora lo ami! -, disse il vecchio, piano.

La voce del dittatore ora risuonò arrochita.

– E’ la virtù suprema. Ha soltanto un difetto, che però rovina tutto: non è mai assoluto. Per questo è insaziabile. Soltanto l’onnipotenza è il vero potere. Ma essa è impossibile. Perciò ne sono deluso. Mi ha ingannato. –

– E così -, ribatté il vecchio, – sei diventato quello contro cui volevi combattere. E ciò accade sempre di nuovo. Per questo non puoi morire.-“