Detesto quando la gente usa delle perifrasi per comunicare.
Chiama il pane, “pane” e il vino “vino” e vedrai che ci capiamo. Ma comprendo che questo modo di fare elimini molto l’effetto “quanto so figo” e “quante ne so”.
Ad esempio, ho una metafora preferita per spiegare a chiunque cosa voglia dire occuparsi del design dei siti Web.
“Realizzare il design di un sito Web o di un app Web è come mettere a posto un cassetto di calzini e mutande.”
Ecco questa non è proprio la frase che si vuole sentir dire ad un colloquio il responsabile HR della Ogilvy quando intervista un possibile Senior UX designer da mettere a capo della divisione Web.
Ma è questo! Purtroppo. Nient’altro. Davvero.
E’ imbarazzante, ma niente di più, se lo riduci all’essenziale.
Tu hai questo cassetto (sito web), e devi trovare tutto al volo perché hai fatto la doccia, ti sei dimenticato di prendere il cambio e hai freddo (scarsa concentrazione)…
E devi trovare tutto a colpo d’occhio (tu, utente). E chi rimette a posto le mutande (designer) deve essere coerente e trovare una soluzione che ti dia una panoramica immediata della situazione, e se si è più di una persona a mettere a posto la biancheria, bisogna seguire uno schema e farlo sempre allo stesso modo (programmatore), perché altrimenti non le trovi e ti spazientisci e urli attraverso la porta “Dove sono le mutande?” (help desk) E qualcuno deve accorrere in tuo aiuto (support) e se non è a casa quel qualcuno (sede), tu ti infili quelle di tua moglie dopo aver cercato nel suo cassetto (navighi altrove)…anche se non sarebbero quelle perfette per te (competitor).
Ecco. Il Design è un cassetto di mutande.
