
Per me che immagino l’Universo come la semplicissima trama di un disegno geometrico frattale, ogni volta che mi si presenta la coincidenza di un elemento ripetuto, analizzando il piccolo frammento percepito, mi sforzo di individuarne il misterioso significato complessivo.
E recentemente mi capita sempre più spesso di vedere o sentir parlare di Asini.
Asini.
I mammiferi. Quelli appartenenti alla famiglia degli equini, un po’ tozzi, con l’aria assonnata, destinati solitamente ai lavori più umili e pesanti o ad essere brutalmente soppressi per uno stracotto alla fine di una vita di patimenti o di schiavitù.
Ne vedo ovunque. Sabato passeggiavo per un sentiero di montagna e ne ho visti 5 o 6 che brucavano placidamente in un campo. Domenica ho visto il film “Pinocchio” di Matteo Garrone e chi non conosce la triste storia del povero burattino che per abbandonare la via della Conoscenza (la Scuola) e precipitarsi verso Il Paese dei Balocchi, si ritrova trasformato in ciuco e finisce in pasto ai pesci?
E oggi ascolto un podcast che parlava del dio Seth dalla testa di Asino…
Asini ovunque.
Allora ho cominciato a riflettere sulla condizione dell’Asino, e mi è subito venuta in mente quella nota immagine dell’animale che per farlo proseguire verso la strada desiderata, lo si alletta con una carota legata ad un lungo bastone o con il retro dello stesso lo si batte nel caso si rifiutasse a farlo.
E allora ho avuto una rivelazione!
Siamo Asini, sì, tutti quanti! Asini che si dirigono verso una carota che non si raggiunge mai, Asini trasformati così per uno Spritz in più, per le vacanze al mare o per festeggiare il Natale in famiglia… Asini che vedono allontanarsi la carota ogni mese sempre più in là, e intanto vanno avanti perché se si girano, AHIA che frustate!
E poi ci sono i Burattini quelli che non vogliono diventare Asini, ma che comunque sono costretti a danzare anche quando non ne hanno voglia perché tirati dai fili invisibili di un Mangiafuoco che li usa finchè gli torna comodo e poi magari li brucia per scaldarsi.
E allora in questo disegno che ormai leggo chiaramente nel frattale che mi si presenta davanti, mi chiedo se mai riuscirò ad individuare, in qualche punto, la trama felice di una profezia. Un’immagine magari anche solo appena accennata, in cui riusciremo a toglierci di dosso la pelle dell’Asino e a trasformare il legno esanime in carne viva, diventando così, finalmente, dei “Bambini Veri”.