042 La risposta alla domanda fondamentale

Prima di sapere qual è la risposta, forse bisogna chiedersi da quale domanda partire. “Perché” è sicuramente un buon inizio. Un episodio che si presta a molteplici interpretazioni.


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Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams

https://it.wikipedia.org/wiki/Guida_galattica_per_gli_autostoppisti_(romanzo)

Wacky Races – La corsa più pazza del mondo

https://it.wikipedia.org/wiki/Wacky_Races

Argomenti:

  • Il 42, questo numero meraviglioso
  • Dalla Guida Galattica per Autostoppisti al Design della Vita
  • I facili entusiasmi si scontrano sempre con la cruda realtà dei fatti
  • “Fa qualcosa…Mattley!”
  • La guida definitiva per sopravvivere
  • Risolvere un problema, acquisire clienti, battere la concorrenza, fare soldi o smania di potere?
  • Fare o non fare, non esiste provare. Nel dubbio NON fare.
  • Un meraviglioso salto nel vuoto da 800 mt con tanto di arcobaleno

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042 – la risposta alla domanda fondamentale
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Trascrizione:

«”Quarantadue!” urlò Loonquawl. “Questo è tutto ciò che sai dire dopo un lavoro di sette milioni e mezzo di anni?” “Ho controllato molto approfonditamente,” disse il computer, “e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda.”» Da 42 benvenuto! Che numero meraviglioso. Il 4, corrispondente all’Imperatore nei tarocchi, concretizza, materializza e in più il suo sguardo incenerisce, il 2 è il doppio, la generazione, corrisponde alla Papessa ed è una carta bellissima, implosiva, di studio e introspezione. Che vuol dire? Boh. Quello che vuoi! Arrivati a questo punto, stavo quasi decidendo di chiudere il podcast. Purtroppo di recente ho l’entusiasmo ai minimi storici, oltretutto mi sono proprio stancata della troppa informazione ridondante e confusa, per cui mi sono detta “Silvia, basta, per lo meno te stai zitta!”. E quindi volevo concludere con la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto. Ovvero 42. Se non hai letto Guida Galattica per autostoppisti di Douglas Adams o non hai visto il film, non puoi sapere a cosa mi riferisco, ma lo conoscono praticamente tutti… Ma di che parlo in questa puntata? Di domande. Parlo delle giuste domande da porsi prima di iniziare qualsiasi lavoro. Ma in generale prima di intraprendere qualsiasi percorso. Il Design della Vita, affronto qui, altro che cavoli! Perché il più delle volte i progetti incominciano con un forte impulso, un’energia, violenta, l’onda dell’entusiasmo. Qualcuno ha avuto un’idea, si potrebbe fare, dire, brigare, ma dai sì, che “fissa”, chiama “Tizio” per lo sviluppo, chiama “Caio” per la grafica, chiama “Sempronio” per il marketing, butta giù una deadline etc. Veloci, veloci, veloci…correre, produrre, cavalca l’onda, spicciati, fai “qualcosa”! Mattley fa qualcosa, Mattley….gridava Dick Dastardly nel cartone animato Wacky Race di Hanna e Barbera. Solo che Dick Dastardly era “il pasticcione”: quello che ne pensava mille e finivano tutte male, quello che non combinava mai nulla di buono con tutto che partiva primo, non esitava a manomettere le auto degli altri concorrenti della gara, non aveva nessuna etica della competizione…un po’ come la maggior parte delle imprese di oggi, piccole, medie o grandi che siano… Un diffuso senso del NON dovere e dell’a-moralità. Che vuol dire? Vuol dire che quando ero ragazza…ovvero milioni di anni fa…ansiosa come ero e sono, mi facevo trascinare dalla marea delle richieste. Correvo e correvo, producevo e facevo girare la ruota del criceto e questo premiava? MAI. Manco una volta che un progetto partito di corsa e senza le giuste premesse fosse andato bene. MAI. Non c’è casistica. O meglio c’è. NON FUNZIONA. Parti senza testa? Finisci senza risultati. Hai voglia a urlare “Mattley, fa qualcosa!” Anche Mattley era un personaggio archetipale, se vogliamo. Lui rideva e rideva, se la sghignazzava ad ogni richiesta di Dick Dastardly, che è un po’ l’atteggiamento del Senior, se vogliamo. Di quello che ne ha visti troppi di Dick Dastardly per non apprezzare l’umorismo intrinseco del personaggio. Come sopravvivere dunque? Perché di questo si tratta: di SOPRAVVIVERE. Come sopravvivere quando intorno a te è la follia più pura, quando intorno a te la gente grida “fa qualcosa” e corre verso il dirupo, quando si esaltano per progetti che si vede lontano un miglio che sono fallimentari, quando abbracciano soluzioni che non portano da nessuna parte, quando si incaponiscono a fare sempre i soliti tentativi sperando che conducano questa volta a risultati diversi? Niente. Niente, assolutamente niente. Non partire, non disegnare, non produrre, non seguire il flusso. Bloccarsi in mezzo come un sasso in un fiume. Lasciare che tutto ti scorra intorno. Non sarai ovviamente lasciato in pace. Ci sarà qualcuno che ti spingerà, qualcuno che solleciterà una tua reazione, qualcuno che cercherà di farti seguire il flusso del panico. A quel punto, quando non puoi fare a meno di reagire, formula la domanda giusta. Come in Guida galattica: ti ho detto 42 perché forse tu hai formulato male la domanda. La domanda è: “Qual è lo scopo? Perché?” Il più delle volte, la risposta è labile: • Per risolvere un problema (e lo risolve davvero? Il più delle volte è “no”. Perché non si risolvono problemi con azioni non ponderate, al massimo se ne producono di nuovi) • Per acquisire clienti (nella realtà li cacci perché ti ammorbano e pensi che su Internet la cosa sia differente?) • Per battere la concorrenza (è davvero la tua concorrenza o pensi di aggredire il mercato della Coca Cola vendendo il succo di frutta che fa tua nonna?) • Per fare soldi (se è solo questo lo scopo, ci sono modi molto meno elaborati e complicati per farli, basta non essere troppo etici. Ma l’etica ormai è un valore in estinzione.) • Per il potere. Perché io posso. “Io so’ io e voi non siete un ca…” diceva Alberto Sordi nel Marchese del Grillo di Monicelli (questa è la motivazione più illogica, ma anche più comprensibile se vogliamo. Rompere le scatole al prossimo per rivendicare un diritto ancestrale sulla vita e sulla morte di un altro essere). A quel punto, compreso lo scopo. Bisogna che trovi il tuo di scopo. Questo è lo scopo del progetto, ma il mio qual è? Ci sono state tante realtà con cui ho collaborato nel passato che a questa domanda, fatta tra me e me, avrebbero risposto “perché ti paghiamo”. E quindi torna il punto “Fare i soldi” che è un po’ un anestetico del pensiero critico se vogliamo. Se non vuoi porti delle domande scomode, “Fare soldi” è la risposta Jolly che si adatta un po’ a tutto. È il tubino nero Chanel, sono le scarpe beigioline senza infamia e senza lode che puoi mettere sotto il jeans e sotto un pantalone elegante. Ma in realtà nessuno vuole fare SOLO i soldi. È solo la risposta che raccoglie il favore dei più. Qual è il mio scopo? E coincide col vostro? • Sì ok allora mi attivo, ma con tempi miei, progettando, verificando, procedendo con la giusta riflessività. • No. Allora niente. Sto qui. Immersa nel flusso e mi dovrete per forza girare intorno perché non mi smuovo e non mi smuoverò mai. So già che tra un po’, c’è un dirupo e finirete tutti a scivolare in un salto di 800 mt nel vuoto. La cascata sarà uno spettacolo meraviglioso, ci sarà un arcobaleno di colori tutto intorno e accorrerà un sacco di gente a scattarsi selfie tra gli spruzzi dell’acqua. Per cui anche quella caduta ha un senso nell’ordine meraviglioso delle cose. Ma alla fine un’altra domanda resta…Ma che faccio, lo chiudo sto podcast? Qual è lo scopo? Risolvere un problema, acquisire clienti, battere la concorrenza, fare soldi o potere? Gli ultimi due motivi li escluderei…perché se così fosse, la starei prendendo davvero larga. I primi forse…oppure c’è un’altra motivazione?

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