C’è solo un’unica caratteristica umana che l’intelligenza artificiale potrà forse simulare con grande difficoltà…
Un episodio un po’ filosofico.
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James May Oh Cook
https://en.wikipedia.org/wiki/James_May:_Oh_Cook
Nike di Samotracia
https://it.wikipedia.org/wiki/Nike_di_Samotracia
Argomenti della puntata:
- Le ricette di James May
- Della serie “Se può sembrare brutto” mi sa che lo è
- Da Isabella Rossellini ad Anna Magnani
- Alla Nike di Samotracia bastano solo le ali per “volare”
- L’orrore di un futuro di cloni
- La Bellezza è armoniosa imperfezione
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Trascrizione:
Finalmente ho scoperto in cosa possiamo essere migliori dell’intelligenza artificiale! Nell’imperfezione. Nell’essere estremamente manchevoli. Io ora me ne farò un vanto, sarò estremamente manchevole in qualsiasi cosa, imperfetta e nessun algoritmo riuscirà a peccare quanto me. A me piace il manchevole. Lo trovo deliziosamente Umano. Alla domenica mattina, mi vedo le ricette di cucina di James May, quello di Gran Tour, un meccanico che cucina. Non è uno chef stellato, cucina roba anche vecchio stile, qualcosa non la mangeresti neanche mai in vita tua, ma diamine che risate! Sei lì che te la sghignazzi a vedere lui che butta nel secchio l’attrezzo per rompere le uova o che gli cade il tappo della lattina nello stufato. Ma non è brutto, diciamo che non è perfetto. È imperfetto. Trovo brutte altre cose, le cose banali sono brutte. Quando una cosa è talmente scontata da annoiare. Quando qualcuno urla come un ossesso perché qualcun altro ha bruciato uno stufato ad una stupida gara di cucina, quello è brutto, non imperfetto. È solo brutto. E poi brutte sono quelle cose che sono brutte e qualcuno ti dice: “Può sembrare brutto, ma in realtà a noi piace.” Come il commento di un giornalista che deve aver preso un bel po’ di soldi per dire che la rielaborazione di un logo di una nota casa automobilistica oggettivamente fatto male era un esempio di stile grafico innovativo. Se già parti con l’idea che può sembrare qualcosa, probabilmente è perché lo è, altrimenti non ti verrebbe nemmeno in mente di dirlo. E comunque non mi interessa individuare cosa è brutto. A me interessa individuare cos’è imperfetto e utilizzarlo e farne un vanto tutto mio. È come il sorriso col dente spezzato di Isabella Rossellini. C’è questo aneddoto che pare che sua madre, Ingrid Bergman, le avesse lasciato il dente così com’era perché le avrebbe conferito un aspetto più particolare come del resto così è stato. Come le rughe della Magnani che pare asserisse di averci impiegato una vita per averle e non volesse coprirle. Ci sono queste storie di imperfezioni che esaltano fino a toccare vertici di una bellezza che non raggiungeremmo mai se tutto fosse perfetto. Come la Nike di Samotracia che è deliziosamente bella proprio perché senza braccia e senza testa che probabilmente se fosse completa non susciterebbe tutta questa estasi: così pare proprio una divinità che non ha bisogno altro che di ali, neanche della testa, per vivere. Io voglio raggiungere quella bellezza lì: la bellezza epica. Nel Web non voglio la bellezza standard di qualcosa che tutti possono raggiungere con un template da quattro soldi. Se non posso ottenere il delirio di perfezione che solo una macchina può raggiungere allora sarò sublime nell’imperfezione. E questo podcast ne è un esempio. E tutto quello che fo porta la mia firma che è quella di un essere Umano che offre il suo lavoro ad una macchina, sapendo che quando così sarà, l’imperfezione sarà eliminata dalla faccia della Terra a meno di non inserire una pecca calcolata all’interno dello stesso perfetto algoritmo. Un’inezia che continuerà a produrre qualcosa di studiatamente imperfetto. Altrimenti saremo tutti omogenei, tutti concordi nelle stesse opinioni, tutti identici, tutti allineati. Nasceranno figli orrendamente perfetti che non apporteranno nulla alla civiltà perché tutto sarà stato detto e codificato, vivremo in eterno, ma del tutto inutilmente. E se accadrà questo, purtroppo la Bellezza scomparirà da questo Mondo. Perché la Bellezza è armoniosa imperfezione.